"...quella fu la
prima volta in cui il silenzio in cui erano immerse le stanze mi invase come se
fossi stata un contenitore vuoto. Avevo camminato verso la finestra e avevo
guardato la brughiera oltre la strada e il muretto di mattoni a secco. C’era un
temporale in arrivo anche quella sera. Le nuvole erano dense, gonfie e cariche
di pioggia.
Quell’unico
orizzonte, a occidente, all’improvviso non era più quello luminoso a cui ero
stata abituata fino ad allora. Quello che tutti noi diamo per scontato, quando
a volte ci permettiamo perfino il lusso di tingere di noia i rossi e gli aranci
sereni dei tramonti. Quando ancora distinguiamo l’azzurro dal verde. Ora la
linea che divideva il cielo dalla terra era invisibile, affollata da nubi nere
in ebollizione.
Piano piano ogni mia fibra diventava vuota, fatta
di quella stessa assenza...."
"Pensavo che fosse bellissimo. Lo avevo conosciuto
pochi giorni prima al parco e la mia vita si era colorata di quelle
tinte di fuoco e di velluto. Era iniziato tutto così: incontri fugaci,
nello stesso posto in cui lo avevo visto la prima volta. Tra le quattro e
le cinque di ogni sera. Era una relazione fatta di silenzi, la nostra.
Qualcosa oltre il reale. Sapevo che se ne sarebbe andato presto, che
sarebbe scomparso. E che avrei potuto rivederlo solo l’anno seguente.
Era stato per quello che avevo deciso che lo avrei dipinto. Prima che
fosse tardi, prima che di lui restasse solo un ricordo.
Era bellissimo. E lo pensavo anche in quel momento, seduta a cena con l’uomo che divideva le mie giornate da ormai due anni.
-Esci anche stasera?-, mi chiese.
Annuii. -Prendo i colori e la tela, poi vado.-.
-Tu hai un altro.-
Lo aveva detto così, lo sguardo triste e l’aria stranita. -Ormai sono
giorni che esci tutte le sere alla stessa ora. So che vai da lui.-."
Questo è l'inizio del mio racconto "Un Amore d'Inverno". Potete trovarlo nell'antologia "365 Storie d'Amore". DelosBooks.
La recensione del mio racconto contenuto nell'antologia "I Vampiri non esistono", a cura di Urban Fantasy.
"La raccolta si chiude con un contributo, tanto insolito quanto vincente. Si tratta di Al vampir d’la Basa, racconto di Chiara Negrini,
in quattro atti scritto in dialetto viadanese (Viadana, comune in
provincia di Mantova), veronese e piacentino. Non manca una traduzione
in italiano, che restituisce la freschezza e la comicità di un lavoro esilarante. Il vampiro qua si spoglia di ogni connotazione nobile e, oltre a essere preso a pedate o a badilate dai compaesani, va sul trattore e beve lambrusco. Una visione decisamente “fuori dagli schemi”, rispetto a quella cui siamo abituati, per una creatura della notte calata in una dimensione ruspante."
"Lo Stregone dei Ghiacci", copertina per il romanzo di Adriana Comaschi.
Tavola originale e impaginazione della sottoscritta. =)
Edizioni Domino
(non è proprio una tavola a colori ma non mi va di aggiungere altri tags alla lista ^^)
Intervista apparsa su "Il Sole 24 Ore", domenica 29 Gennaio 2012.
Sulle orme di Twilight Mantova disegna il suo “sgagnatore” Parla dialetto e beve lambrusco: è un cult in rete
Tutto nasce da uno scambio di battute su Facebook. Chiara Negrini,
trentasettenne mantovana che di mestiere fa l’illustratrice, legge un
post dell’editore per cui collabora in cui si annuncia il progetto di
un’antologia tutta al femminile dedicata ai vampiri. “Ancora
vampiri?” commenta lei sul social network, e poi:“Li abbiamo visti in
tutte le salse, ne manca solo uno che vive nella Bassa Mantovana, parla
dialetto, beve lambrusco e viene morso sul culo da un cane vampiro
mentre va alla melonaia”. Detto, fatto. Nel giro di pochi giorni “Al
vampir d’la Basa” diventa un racconto. Meglio, il racconto che ha fatto
della raccolta “I vampiri non esistono” (diciannove racconti firmati da
altrettante autrici e curati da Francesca Angelinelli, Edizioni Domino)
un piccolo cult in rete.
Complice la lingua, robusta e
ruspante del dialetto viadanese (Viadana è il comune del manotovano dove
si svolge la vicenda), la storia stravolge i cliché dei belli e dannati
che tanta fama hanno dato ultimamente al genere: Pedar, agricoltore
sessantenne spostato con “la Maura”, diventa vampiro dopo essere stato
morso da un “brot can sald” (un brutto cane giallo, come si legge nella
traduzione che non manca). Uno “yorsiaild”, sentenzia la moglie che,
preoccupata nel vedere che il suo uomo rifiuta il lambrusco e il
minestrone perché sa di aglio, chiama “la curnacia”, una Vanna Marchi
locale. La storia corre fra assalti e assaggi notturni che finiscono
a sberloni e a badilate, fino a quando il misterioso “sgagnatore
seriale” non affonda i denti nelle galline. Parte allora
un’esilarante caccia alla “Si.es.ai.”, che porta dritto al Boscone, la
casa dietro all’Oglio, dove si sono trasferiti due giovani americani,
“con quella bella faccia bianca di quelli che non hanno mai lavorato
nella loro vita”.
«Ho semplicemente pensato a come la mia
gente, forte, diretta, per niente romantica, potrebbe reagire a una
presenza del genere: è divertente perché nella realtà sarebbe
divertente» dice l’autrice, che aggiunge: «Mi sono ispirata a personaggi
e luoghi veri, Pedar, per esempio, è Tonino, il gestore del bar
dell'Acli di Sabbioni che è anche il cugino di mio padre». Una
freschezza che conquista: «Sono cresciuta a pane, salame, Peppone e Don
Camillo. Un mondo fatto di piccole e semplici cose che non è cambiato
dai tempi di Guareschi».
Satira, parodia, maschera di un mondo contadino che resiste di fronte alla globalizzazione culturale oltre che economica?
«Mi piace far ridere e il dialetto fa parte di me come la mia terra cui
sono legatissima. Questo non significa essere chiusi, anzi sono
un’esterofila convinta, amo viaggiare, pratico il buddismo e il diverso
mi attrae, ma dentro rimango una dalla Bassa, schietta e diretta, dove
per dirla alla Guareschi la gente bestemmia e non battezza i figli non
per negare Dio, ma per fargli un dispetto».
In un mondo così, anche i vampiri non possono che uscire dagli schemi:
«In realtà, fuori dagli schemi i vampiri sono andati quando hanno
cominciato a non fare più paura, a non aggredire e dilaniare innocenti
ragazze, ma a fargli battere il cuore e trasformarsi nel ragazzo
ideale».
E allora, “Se in America i vampiri brillano al sole, a Mantova vanno sul trattore e bevono vino rosso”.
Altra tavola work in progress che non so quando finirò. Sto facendo
questo ritratto di Franco Battiato per fare pratica di pittura digitale
(realistic painting) con la tavoletta grafica.
Illustrazione originale in bianco e nero, realizzata per "M, Rivista del Mistero", se non ricordo male per un racconto di Gianfranco Nerozzi ispirato ad HP Lovecraft.